Thursday 1 September 2011

Moka Status Symbol

Lo star system ama il caffè. Il nostro caffè. E dire che a Hollywood e dintorni vanno forte i bollitori per i «lunghissimi» d' orzo all' americana, i macchiati a fine pasto che noi, mediamente, rifiutiamo. Perché il caffè dev' essere quello giusto, preparato con la moka (un po' in disuso, parrebbe) o con le capsule, che oggi vanno di gran moda. Fatto sta che i più famosi testimonial internazionali della mitica bevanda (come piace in Italia) sono George Clooney (Nespresso) e Julia Roberts (Lavazza), nei panni della Venere di Botticelli. Ancora: i registi Francis Ford Coppola (nel 2000), Pedro Almodovar (2009) e l' artista indiano Anish Kapoor (2011) hanno firmato la serie di tazzine Illy Art Collection. Poi, ci sono gli chef stellati, con creatività incorporata, a dare man forte al prodotto, esaltandone la versatilità. Il nome più prestigioso è il catalano Ferran Adrià che, in joint venture con Lavazza, ha inventato il primo caffè solido della storia. Quindi, il Caviale al caffè, il Cappuccino d' alta quota, l' Uovo caldo al caffè. Mentre Davide Oldani, per la stessa azienda, ha disegnato il cucchiaino col buco. Provocazione? Mah. Gli esperti assicurano che espoon permette di attraversare delicatamente la crema dell' espresso senza disgregarla, mescolando lo zucchero nella tazzina. Ne evita, inoltre, il veloce raffreddamento. La versione gelida, invece, funziona soprattutto in estate, tempo di «shakerato» (prepararlo bene richiede il tocco da maestro) e di cappuccino freddo. «In questa stagione, rappresentano il 30 per cento dei prodotti serviti nella nostra caffetteria», conferma Andrea Berton, chef del Trussardi alla Scala (Milano). Succede di tutto sul pianeta dell' arabica, la specie più pregiata tra le piante del caffè. Ma dov' è finita la cara, vecchia, moka? La macchinetta casalinga, invenzione geniale, utensile/simbolo, presente da generazioni in ogni cucina delle famiglie italiane, per quanto reggerà all' urto delle nuove tecniche, delle nuove creazioni? Forse influenzati dalla pubblicità, tra capsule e cialde, si ha la sensazione che abbia fatto il suo tempo e sia destinata alla rottamazione. «Non è così», ribattono i produttori di caffè. La moka non solo resiste; è lo zoccolo duro del consumo casalingo. «Le capsule rappresentano soltanto il 4 per cento di questo mercato - spiega Giuseppe Lavazza -. Intendiamoci, l' incremento è notevole; 25/30 per cento l' anno». Dice Andrea Illy: «La moka appartiene al segmento tradizionale dei consumatori. Tra questi, molti anziani. La preferenza delle capsule è elitaria, anche a causa del maggior costo, circa 40 centesimi, a fronte dei 15 del caffè in polvere. Coinvolge particolarmente i giovani». Ai quali, per inciso, i produttori triestini hanno dedicato la nuova macchina da caffè Y1. Con lo slogan: creata per la generazione Y. Sia Illy che Lavazza sottolineano, però, la convivenza dei due metodi più significativi di preparazione del caffè, at home . Negli uffici, nei locali pubblici, invece, le macchine sono inattaccabili. È oggettivamente in declino la «napoletana» (inventata in Francia) di antica tradizione. La scelta - moka o capsula - dipenderebbe dalle occasioni di consumo, dai momenti della giornata. Per la prima colazione, la maggior parte degli italiani prepara il caffè con la moka. «Il cui aroma, diffuso nell' aria, dà il senso dell' intimità», osserva Illy. Dopo i pasti, con gli amici, va di più l' espresso cremoso, prodotto con la macchina. «Ma a livello internazionale vince ancora il filtro inserito nel bollitore», dice Lavazza. «È ben piazzata anche la moka elettrica - aggiunge Illy -. La classica, infatti, si mette sul fornello a gas che porta l' acqua velocemente all' ebollizione; ma, all' estero, nelle cucine sono diffuse le piastre a conduzione. Dunque, risulta più pratico il modello elettrico». Il caffè da degustazione resta, fuor di ogni dubbio, il classico espresso. Ed esige, come il bicchiere per il vino, la tazzina giusta. «L' ideale è quella di porcellana, il materiale che meglio mantiene ed esalta il piacere fumante», scrive Pietro Semino, notista di costume, nel suo libro «Sua Maestà il Caffè» (Vallardi), summa di notizie, curiosità, ricette. Insiste, con una punta di pignoleria: «Per degustare a regola d' arte, ben vengano le tazzine con particolare fondo a uovo e di speciale spessore per non alterare consistenza e temperatura ideali, purché di circonferenza ridotta e altezza moderatamente accentuata».

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