Tuesday 13 September 2011

Giorgio Stoppino il poeta del Design

Tre compassi d'oro: uno per la credenza Sheraton (Acerbis, 1979), uno per il sistema di maniglie Alessia (Olivari, 1991), l'ultimo alla Carriera assegnatogli appena un mese fa dall'Adi (l'associazione del design italino di cui era stato anche presidente durante il triennio 1982-1984). E ancora la lampada 537 per Arteluce (1967), disegnata con Vittorio Gregotti e Lodovico Meneghetti (suoi primi compagni di avventura) attualmente nella collezione del MoMa di New York dove era stata esposta nell'ambito della mostra "Italy: the new domestic landscape" (1972). E la credenza Sheraton in quella del Victoria and Albert Museum di Londra.
La carriera di Giorgio Stoppino, da poco scorparso (natio di Vigevano e rimasto sempre legatissimo alla sua cittadina) non è stata priva di riconoscimenti, ma è rimasta nell'ombra. Come nell'ombra è avvenuta la sua scomparsa: da tempo era ricoverato all'istituto Redaelli di Milano per problemi di salute e qui gli era arrivata anche la notizia di quel premio alla carriera, oltretutto giunto dopo la morte dell'amata moglie, e collaboratrice, Deda (con lui aveva vissuto più di quant'anni). Una solitudine in parte legata alle leggi di un architettura che oggi vuole certo più il personaggio che il buon progetto, ma che Stoppino aveva aveva incrementato con quel suo carattere non facile, solitario e orgoglioso. Una vicenda, quella di Stoppino, di una certa ritrosia low-profile tipica del design italiano, soprattutto milanese.
Allievo di Ernesto Nathan Rogers al Politecnico di Milano, considerato uno degli esponenti del cosidetto Neoliberty, Stoppino aveva fondato nel 1953 con Vittorio Gregotti e Lodovico Meneghetti lo studio Architetti Associati (prima a Novara, poi a Milano): da quella collaborazione sarebbe nata, tra l'altro, la poltrona Cavour nel 1960 (SIM-Poltrona Frau), considerata uno dei simboli dello stesso movimento Neoliberty. Nel 1968 la decisione di metter su uno studio indipendente. E mentre Gregotti avrebbe scelto la via della progettazione architettonica "in grande scala" e Meneghetti quella dell'insegnamento accademico, Stoppino si sarebbe invece dedicato quasi esclusivamente alla progettazione di oggetti: la famiglia di sedie e tavoli Maia per Bernini (1969), il portariviste per Kartell (1971), la lampada del tavolo Drop 1 per Tronconi (1976), la famiglia di tavoli Acerbis.

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